Appoggi e critiche del mondo della scuola al Fornero-pensiero
tuttoscuola.com – martedì 8 maggio 2012
Si moltiplicano le reazioni da parte della politica e del mondo della scuola circa le affermazioni del ministro Elsa Fornero sui giovani italiani che conoscono troppo poco le lingue, tra cui anche l’italiano, nonché la matematica.
Oltre alla posizione dell’Associazione nazionale presidi (Anp), già riportata, si registra quella del Pd, per voce della responsabile Scuola della segreteria nazionale Francesca Puglisi, che spiega: “I giovani sanno troppo poco, perché il nostro Paese investe troppo poco in istruzione e nella risorsa più importante di cui disponiamo per rilanciare la crescita: il capitale umano”. “I dati sugli svantaggi dei ragazzi e delle ragazze italiane rispetto al resto d’Europa, presentati oggi dal ministro Fornero, li conosciamo da tempo. Per questo chiediamo al governo dei tecnici di segnare una discontinuità rispetto al governo della destra restituendo risorse, insegnanti e tempo scuola al nostro sistema formativo. I giovani – conclude Puglisi – hanno bisogno di avere le conoscenze e le competenze di base per continuare ad apprendere e aggiornarsi per tutta la vita”.
È d’accordo col ministro l’Associazione nazionale degli istituti non statali di educazione e di istruzione (Aninsei), il cui presidente dell’associazione, Luigi Sepiacci, dichiara: “Dobbiamo purtroppo costatare che il ministro del Lavoro quando denuncia che i nostri studenti non conoscono le lingue, italiano compreso, e non conoscono i rudimenti dell’aritmetica e della matematica non è lontana dalla realtà. La scuola italiana ha vinto la sfida di una scuola di massa per tutti, ma purtroppo a scapito del merito. Vale a dire che la qualità ogni giorno smentisce la quantità. Se non si introducono meccanismi premianti per il merito di docenti e studenti, se non si inseriscono meccanismi di competizione tra le scuole del sistema nazionale di istruzione non si riuscirà a superare l’autorefenzialità del sistema e a innescare meccanismi di miglioramento”.
Su posizioni condivise si muovono anche le dichiarazioni di Virgilio Falco, portavoce nazionale di StudiCentro, l’organizzazione studentesca dell’Udc: “Le parole dette dalla Fornero potranno far pur male, ma hanno un fondo di ragione: gli studenti italiani hanno problemi con le lingue e con le materie tecniche. Di sicuro non si possono dare tutte le colpe agli studenti: bloccare gli investimenti sul comparto scuola e università e la mancanza di un concreto progetto di aggiornamento della classe docente non accreditano il nostro sistema formativo ai vertici delle classifiche mondiali e di conseguenza rendono i diplomati e i laureati italiani meno preparati ad affrontare un mercato globalizzato”.
Più critiche le voci di altri rappresentanti delle organizzazioni studentesche.“Il ministro Fornero scopre l’acqua calda”. spiega Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Udu-Unione degli Universitari. “Da anni continuiamo a denunciare le problematiche di scuole e università. Il governo ora è costretto ad ammettere una realtà che tutti gli studenti italiani vivono in prima persona e conoscono da tempo. Dal governo ci dovremmo aspettare soluzioni, invece che conferme delle politiche che hanno portato a questa situazione drammatica. è ora di liberare la conoscenza”.
Sofia Sabatino, portavoce nazionale della Rete degli Studenti medi, allarga la prospettiva su iun discorso politico complessivo: “Di fronte ai continui blocchi all’accesso alla conoscenza è necessario prendere misure urgenti e immediate: innalzare l’obbligo scolastico a 18 anni, tutelare il valore legale del titolo di studio, bloccare il progetto di legge Aprea, garantire e aumentare le borse di studio, un accesso libero e gratuito alla cultura per gli studenti, eliminare il numero chiuso, annullare prestiti d’onore e ordini professionali ed estendere la banda larga su tutto il territorio nazionale. Più che guardare all’apprendistato come soluzione, sarebbe necessario rilanciare la qualità della scuola e dell’università pubbliche e fornire risposte alla dilagante precarietà giovanile”.